Big Eyes è il secondo film biografico diretto dal regista Tim Burton dopo Ed Wood (1994) , lungometraggio ispirato alla vita e alle opere cinematografiche di Edward D. Wood Jr. , definito il peggior regista di tutti i tempi ed interpretato dal fedelissimo di Burton Johnny Depp . Per la sceneggiatura di Big Eyes il regista si è affidato nuovamente al duo Scott Alexander, Larry Karaszewski con cui aveva lavorato proprio in Ed Wood.
La vicenda narrata è quella della pittrice americana Margaret Keane , di cui il regista è grande collezionista. In fuga da un precedente matrimonio, Margaret si trasferisce insieme alla figlia Jane a San Francisco; la vita di madre single si dimostra subito molto dura e Margaret accetta rapidamente le avance di un agente immobiliare, Walter Keane, il quale condivide lo stesso hobby della donna,cioè dipingere. Walter si dimostra subito essere bravo non tanto a dipingere, quanto a vendere i dipinti della moglie, spacciandoli per suoi. Il successo, la fama ed i soldi giungono in pochi anni grazie al senso degli affari dell'uomo che in un decennio costruisce un impero basato su una enorme menzogna. Finalmente, dopo anni passati a tenere nascosto questo grande segreto, Margaret decide di ribellarsi, diventando anche, involontariamente, un simbolo del femminismo che prenderà presto piede negli anni '70.
Uno dei due grandi protagonisti della vicenda nel ruolo di Walter Keane è il tarantiniano Christoph Waltz , due volte vincitore agli Oscar come attore non protagonista in Django Unchained e Inglourious Basterds ; l'interpretazione di Margaret invece è affidata all'attrice Amy Adams , nata a Vicenza da genitori americani, già vincitrice ai Golden Globe 2015 come miglior protagonista proprio per Big Eyes. La ricordiamo, inoltre, per i recenti successi di L'uomo d'acciaio (2013), American Hustle (2013), Lei (2013) e The Fighter (2010).
A sorprendere non sono i due affermati attori, che continuano a regalarci prestazioni di alto livello, Waltz ci sembra addirittura superare la Adams in alcune scene, ma bensì il regista stesso che nasconde il suo stile inconfondibile, dark-gotico, a cui eravamo stati abituati sin dal primo successo di Batman (1989) fino all'animazione Frankenweenie (2012). Nel film, illuminato e colorato, l'unico segno del suo stile sono proprio i "grandi occhi" che ha sempre evidenziato nelle sue creature e che noi abbiamo sempre pensato essere il suo inconfondibile marchio di fabbrica; invece, forse, lo ha 'rubato' anche lui alla pittrice.
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